25 novembre 2008

Ripariamo una saldatrice

Recentemente ho avuto modo di operare, per la prima volta, su una saldatrice elettronica. Devo dire che e' stato molto interessante, soprattutto per la soddisfazione nell'aver visto "dal vivo" le cose che ho studiato all'Università. Non mi capita tutti i giorni di vedere un circuito in grado di erogare una cinquantina di volt con correnti di quasi duecento Ampere!
Ecco una foto della "paziente", prima della riparazione:


Dopo un periodo di funzionamento piuttosto intenso, la saldatrice ha semplicemente smesso di funzionare. Non si e' più accesa, ne' la luce sul pannello ha più' dato segni di vita; persino la ventola rimaneva ferma.

Apriamo la saldatrice.
Non occorre dire che ho aperto subitaneamente la povera saldatrice, a caccia del guasto!
La prima operazione nel momento in cui si esamina l'interno di un apparecchio elettronico e' l'identificazione i componenti fondamentali, immaginando un possibile schema a blocchi.
Spesso le prime supposizioni sono errate, ma un'osservazione attenta e' fondamentale per decidere come comportarsi.

L'interno dal lato della ventola:


Da questa prospettiva si puo' seguire il percorso del cavo di alimentazione che, passando per l'interruttore, porta la tensione di rete alla prima piccola scheda. con tutta probabilita' si tratta del filtro d'alimentazione, onnipresente nei circuiti a commutazione; osservando attentamente si puo' intuire la struttura del filtro, costituito dai condensatori al poliestere e dalla doppia induttanza ben visibile al centro. Lo schema di principio di un filtro di questo tipo e' questo:


I condensatori aiutano a filtrare i disturbi in alta frequenza, in particolar modo quelli erogati dalla saldatrice, mentre l'induttanza aiuta a filtrare la componente di corrente di modo comune, sempre in alta frequenza.
Uno degli svantaggi dei circuiti a commutazione consiste proprio nella generazione di molte armoniche di disturbo.
Un filtro, anche se rudimentale come quello in questione, si rende indispensabile per non stressare oltremodo i componenti della rete elettrica.

Sulla parte destra della scheda, montato posteriormente, e' intuibile il collocamento del grosso ponte raddrizzatore, dal quale partono i cavi rosso e nero verso la scheda principale.

Il sistema di protezione contro il surriscaldamento e' molto elementare. La resistenza a filo visibile accanto all'induttanza fornisce l'alimentazione ad un circuito secondario presente sulla scheda principale. Elaborando il segnale della termocoppia montata sul dissipatore, fa diseccitare il rele' in caso di sovratemperatura. Tipicamente si tratta di un amplificatore seguito da un comparatore a trigger di Schmitt.

I cavi per i segnali di alimentazione e comando sono contenuti nella guaina sterlingata nera, visibile meglio in questa foto assieme alla termocoppia (montata sulla piastra d'alluminio, in zona posteriore):

clic per ingrandire

Sempre osservando la medesima foto, si intravedono i condensatori di filtraggio (rossi).
Osserviamo ora la scheda principale:


Notiamo subito la disposizione piuttosto intuitiva dei componenti. La tensione di rete precedentemente raddrizzata viene livellata dai condensatori elettrolitici visibili nella foto precedente, e la tensione continua di circa 320V cosi' ottenuta viene inviata allo stadio finale (che qui e' montato dietro allo stampato, coperto dalle abbondanti alette di raffreddamento).
Il finale pare essere di tipo dual-forward, vista la presenza di un trasformatore d'isolamento ad avvolgimenti semplici (un solo avvolgimento primario ed uno secondario, diodi di ricircolo, nessuna presa centrale), ma non ho trovato ulteriori informazioni in merito. Poco importa, visto che il problema era da un'altra parte.
Infatti, dai 320V precedentemente ottenuti viene derivata immediatamente l'alimentazione per lo stadio di controllo. Osservando la parte alta della scheda si può' notare un regolatore in contenitore TO220 (nella fattispecie un LM7815), ed alcuni altri condensatori di livellamento, oltre che due grosse resistenze a filo, che hanno subito destato il mio sospetto.
La prima operazione che ho fatto dopo aver aperto, esaminato e ripulito la saldatrice e' stata la misura "a caldo" delle tensioni piu' importanti.

ATTENZIONE: La prova e' stata effettuata con saldatrice completamente aperta e funzionamento in tensione. Com'e' riportato sulla carcassa di ogni apparato elettronico, qualsiasi misura non andrebbe MAI eseguita in questo modo, ma rispettando le minime precauzioni ho deciso di arrischiarmi.
Va da se' che l'inesperienza, la fretta e la scarsa conoscenza dell'elettronica interna sono fattori che obbligano all'immediata richiusura dell'apparecchio e la consegna al riparatore più' fidato.

Ho iniziato la misura partendo dai condensatori di filtro, e verificando l'effettiva presenza dei 320V continui. Va detto che il ponte e i raddrizzatori sono sempre leggermente sovradimensionati, e raramente vanno incontro a guasti.
Ho quindi spostato l'attenzione sull'alimentazione del controllo, iniziando dal regolatore.
E' apparso subito evidente che il 7815 non erogava alcuna tensione fra il terminale centrale ed il terminale di uscita (identificabili facilmente dal datasheet). Nemmeno la tensione a monte del regolatore dava segni di vita. Evidentemente il problema era ancor prima, e difatti le due resistenze a filo hanno svelato l'arcano.
Ai capi della resistenza più' vicina al regolatore cadevano zero volt, mentre ai capi dell'altra ho misurato i famosi 320V!
A questo punto era abbastanza auspicabile che la resistenza fosse interrotta, e infatti la misurazione mi ha dato ragione.
Osservando attentamente la foto si notano i piedini già tagliati delle resistenze (il taglio e' necessario per ottenere una misura affidabile di una resistenza, non dimentichiamolo attenzione!). Una era ancora sana, l'altra, come previsto, interrotta.

La riparazione.
Ho subito cercato delle resistenze a filo identiche a quelle originali, ma oltre ad aver incontrato notevoli difficoltà a reperirle, non sono stato assolutamente soddisfatto dell'acquisto; basta dire che ho comprato quattro resistenze di ricambio presso un negoziante che ne era fortunatamente fornito, e una di esse (sicuramente non per colpa del povero negoziante!) era già' interrotta... Qualita' zero.
Ecco una foto della resistenza originaria, aperta per verificarne il guasto, e quella "nuova", interrotta:


La resistenza originale e' in alto, la sua completa compromissione non ha bisogno di parole.
La resistenza acquistata, in basso, presentava invece il filamento leggermente più lasco al centro, segno certo di una interruzione. Anche una misura chiarificatrice con il multimetro ha dato un risultato interessante: partendo da un'estremità e facendo scorrere uno dei due puntali verso l'altra, la resistenza misurata saliva linearmente, fino a circa 1,5 Kohm, per poi incontrare l'interruzione.

Il problema della sigla.
Osservando attentamente l'immagine, si nota una palese incongruenza fra le sigle delle resistenze. Osserviamole da vicino:


La resistenza originale riportava la sigla 3K3 J, vale a dire 3,3 Kohm 5%, potenza 9W.
Quella nuova riporta semplicemente la sigla 3R3 K. Ora, fino a prova contraria, 3R3 identifica una resistenza da 3,3 Ohm, e non 3,3 Kohm.
A detta del negoziante, la "K" identificherebbe la moltiplicazione per 1000, ma noi tutti sappiamo bene che la lettera dopo la sigla identifica la tolleranza. Come identificare altrimenti questo parametro?
Guardiamo anche il codice standard (preso a prestito da un altro sito):


Notiamo che la "K" identifica una tolleranza del 10%, mentre la "J", presente sulle resistenze originarie, indica il 5%.
Non solo le resistenze nuove hanno una sigla ambigua ed una su quattro e' difettosa, ma hanno anche una tolleranza più elevata!
A mio avviso si tratta di un grossolano difetto di produzione.
Rimane comunque aperta la questione sulla sigla, invito i lettori a fornirmi la loro opinione!

Ad ogni modo, considerata la ridotta criticità del componente in questa specifica applicazione, e considerata la difficoltà incontrata nel reperirlo, ho deciso di terminare ugualmente la riparazione.

Ho proceduto quindi con la pulizia della zona di saldatura, con flussante solido e treccia dissaldante. La saldatura delle nuove resistenze ha richiesto non poco tempo, vista la necessita' di riscaldare l'ampia pista di massa sulla quale insisteva uno dei reofori.
Il riscaldamento preventivo (effettuato semplicemente tenendo il saldatore da 50W per una ventina di secondi sullo stampato, spostandolo di tanto in tanto) si e' reso necessario per garantire una saldatura affidabile. In caso contrario avremmo ottenuto la più classica saldatura "fredda", e l'aderenza dello stagno sarebbe stata decisamente molto precaria.
Ne ho approfittato per dare una ripassata anche alle saldature dei condensatori.

Montaggio e collaudo.
Ecco una foto dettagliata della zona dopo la riparazione:


Ho ritenuto opportuno rimarchiare le resistenze, in caso di riparazioni future. Non avendo nulla di meglio, ho utilizzato un pennarello indelebile a punta fine, sperando che non scolorisca. Sarebbe piuttosto triste se, in un futuro lontano, un riparatore dovesse effettuare la mia stessa operazione, e sostituisse le resistenze bruciate con resistenze da 3,3 Ohm...

Vale la pena dare un'occhiata anche al lato "pesante" del circuito:


Affascinante, vero? Devo dire che la qualità generale dell'assemblaggio e' decisamente sopra la media, e la precisione delle forature e degli allineamenti e' molto elevata.
L'occhio attento nota parecchi accorgimenti importanti nel circuito stampato, come ad esempio il piano di massa e l'imbullonatura delle blindosbarre affiancata alla rivettatura, allo scopo di garantire un contatto elettrico ottimale.

Eccezionalmente, ho ritenuto opportuno non ripulire la saldatura con il solvente, in quanto il flussante solido che utilizzo abitualmente e' di ottima qualità, e lascia comunque un velo protettivo sulla saldatura stessa. Se lavoro con circuiti di segnale mi preoccupo sempre di eliminare ogni traccia di flussante, lavorando accuratamente con pennello e diluente, ma in questo caso ho desistito anche per via della vernice protettiva depositata sul circuito stampato.
Ho notato infatti che e' pratica abituale del produttori ricoprire il circuito stampato di vernice trasparente dopo aver ultimato le saldature. In tal modo e' garantita una protezione aggiuntiva, che per condizioni di lavoro critiche come quelle di una saldatrice e' molto importante.

Ed ecco infine una foto dell'elettronica ripristinata nel proprio mobile:


Tutte le immagini sono visibili a piena risoluzione su PICASA.

13 novembre 2008

Utilizziamo un display grafico

Molti di voi conosceranno sicuramente i display alfanumerici 2 x 16, noti anche come "due righe sedici caratteri", oppure semplicemente "HD44780", in nome del controller tipicamente adottato.


In rete esiste un'infinità di materiale riguardo al pilotaggio di questi display, che peraltro è piuttosto semplice.
In poche parole e' sufficiente inviare alla linea dati i codici corrispondenti ai caratteri da visualizzare; servendosi degli appositi segnali di controllo si specifica la posizione dei caratteri, il lampeggiare del cursore, un'eventuale scritta scorrevole etc.
Chiaramente un display di questo tipo è adatto alla visualizzazione esclusiva di lettere e numeri, e pur avendo a disposizione una discreta scelta di simboli (barre, caratteri speciali etc.) ogni tentativo di visualizzazione "grafica", come ad esempio una barra scorrevole o un diagramma, diventa un compromesso fra la resa visiva e la scelta del simbolo più intuitivo. E' di fatto impossibile visualizzare un'immagine.

A tal proposito, da qualche tempo hanno fatto la loro comparsa i display grafici, o a matrice di punti, nei quali l'area di visione è uniformemente ricoperta da pixel.
Le risoluzioni sono relativamente alte, si va dai display 64 x 64 dei telefoni cellulari, passando per i 128 x 64, 128 x 256 etc. fino a display VGA da 640 x 480 pixel e oltre.

Come è intuitivo, il pilotaggio di questi display è più complesso rispetto al protocollo testuale del 44780, ma fondamentalmente la struttura è la medesima: la stringa di caratteri alfanumerici del 44780 è semplicemente sostituita da un insieme di coordinate vettoriali, da gestire opportunamente mediante i segnali di controllo. Nella maggior parte dei casi basta inviare al display la sequenza di accensione e spegnimento dei singoli pixel, spazzando l'intera superficie. Un po' come se si dovesse riempire una matrice casella per casella, a gruppi di otto bit alla volta.

Se il display va collegato ad un computer, l'elaborazione preventiva dell'immagine deve essere gestita dal software di pilotaggio, ma la quantità di programmi già scritti per questa specifica funzione rende il compito abbastanza agevole.
Se si lavora con un microcontrollore, il lavoro è ulteriormente semplificato dall'abbondante presenza di librerie e pacchetti software ad hoc, da incollare direttamente nel proprio codice.

Il display in esame.
Ho avuto modo di interessarmi a questi display quando ho reperito un PG12864A, recuperandolo da un pc palmare industriale (recuperato al ferrovecchio, quindi a costo zero!); nel momento in cui l'ho visto è scattata una curiosità irrefrenabile, che mi ha portato ad un primo approccio basato sul pilotaggio mediante pc (di fatto è il modo più semplice e rapido per sfruttare i display grafici di una certa complessità come questo).

Tecnicamente il PG12864A e' solo uno dei tanti display da 128 x 64 pixel basati sul controller KS0108, molto diffuso e collaudato.

Ecco una foto del display, davanti:


e dietro:

Si nota subito la presenza di una fila di 20 contatti. Dal datasheet del display e' immediatamente intuibile la somiglianza con la piedinatura dei classici 44780; di fatto le uniche differenze hardware riguardano alcuni pin di controllo.

L'interfaccia con il computer.
Il modo piu' diretto e semplice per sfruttare questi display e' un'interfaccia parallela (unidirezionale, anche SPP va bene) verso un computer fisso; non solo per l'esiguo hardware necessario, quanto per la maggior semplicita' nella gestione e visualizzazione dei contenuti. Supponendo infatti un'implementazione su microcontrollore, bisogna necessariamente mettere in conto un sostanzioso quantitativo di memoria nel quale conservare tutti i frame e le immagini!
Il collegamento al pc permette inoltre la visualizzazione dei contenuti piu' vari, dalle note interfacce per winamp allo stato della rete, dalle temperature interne al pc all'utilizzo della memoria RAM, solo per fare alcuni esempi.

Sostanzialmente lo schema da realizzare ricalca questo esempio:



ATTENZIONE: Lo schema riporta una piedinatura assolutamente generica per il display; all'atto della realizzazione, è necessario controllare l'effettiva piedinatura del proprio display, e prevedere gli eventuali adattamenti.

Si nota l'assoluta semplicità di questa soluzione, che prevede un collegamento immediato e diretto fra i pin della porta parallela e i corrispondenti pin del display.
Ovviamente questa e' la soluzione piu' rudimentale; personalmente ho realizzato un'interfaccia utilizzando gli arcinoti 74LS245, buffer ottali bidirezionali, che per questa applicazione sono in effetti un po' sprecati.

Da notare anche la presenza di un pin indicato con "Vout". Ebbene, da tale pin esce una tensione negativa di circa -10V, generata internamente dall'elettronica del display, che è necessaria per l'alimentazione del pannello LCD.
Mediante un trimmer da 10Kohm fra questo pin e la massa, prima di rientrare nel pin "Vo", si ottiene la regolazione del contrasto.

Per il collegamento alla porta parallela ho usato un cavo flat da 20 poli, che si e' rivelato particolarmente versatile e riutilizzabile per i progetti futuri.


L'interno:



Per il collegamento al display ho utilizzato un'interfaccia IDE da 40 poli; ne utilizzo solamente la metà, ma la praticita' di questa soluzione non ha rivali.
Per completare l'opera ho aggiunto un regolatore 7805 e il trimmer per il contrasto sulla stessa scheda. I 40 poli dell'interfaccia IDE mi possono tornare utili per realizzare contemporaneamente un'interfaccia per display grafici e alfanumerici, sfruttando semplicemente le due righe di contatti una alla volta.
In futuro perfezionero' l'interfaccia per gli alfanumerici.

La scheda di interfaccia risulta quindi cosi' costituita:


Trattandosi di scheda millefori, la parte posteriore e' molto popolata; in effetti il lavoro piu' lungo e' stato il collegamento dei fili verso i vari connettori:


Il lavoro non sara' pulito ma e' molto robusto e versatile. Nasce da qui la naturale considerazione sulla scelta dei buffer. Qualcuno potrebbe chiedersi: come mai non usare dei 74LS244? Osservando il datasheet, in particolare l'effettiva disposizione dei buffer interni, la risposta e' evidente: nel '245 i buffer sono tutti allineati, e gli 8 pin adiacenti possono essere assegnati tutti ad ingresso o ad uscita, mentre nel '244 si ha l'alternanza di un ingresso con l'uscita del pin opposto.

Inizialmente avevo fatto un tentativo (funzionante peraltro) di utilizzo dei 244, con questo risultato:


La confusione regna sovrana. Confesso di non aver previsto un tale groviglio di collegamenti; l'utilizzo di un 74LS244 e' vantaggioso praticamente solo nel caso di PCB realizzati appositamente, o nel caso in cui lo si utilizzi in modo "trasversale", ossia con gli ingressi in testa e le uscite ai piedi del chip, in modo da evitare troppi accavallamenti.

Nel suo complesso l'interfaccia risulta cosi' composta:


Il software.
Per la gestione di questi display esistono numerosi software, piu' o meno "artigianali". Personalmente ho usato LCDHype (Home), che ho trovato piuttosto intuitivo e ricco di funzioni pre-compilate per chi (come me) non ha molta voglia di star li' a programmare!
Esistono altri programmi piu' specifici, indicati ad esempio per le interfacce Winamp.

I piu' noti:
LCDStudio, analogo a LCDHype: Home
Microchipc, per le librerie da scaricare nei microcontrollori serie PIC: Home
LCDSmartie, piu' adatto per display alfanumerici es. 4 x 40: Home

Un interessante articolo di Hardware Upgrade in merito al noto programma jaLCDs: Articolo.

Alcuni esempi di funzionamento.

L'interfaccia per Winamp:


L'interfaccia a barre, sempre per winamp:


Visualizzazione di un'immagine:



Un orologio analogico:




Tutte le immagini sono visibili in alta risoluzione su PICASA.

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